Se la saggezza sta nel mezzo, Gorro è al posto giusto, a metà tra le altre due frazioni di Roccamurata e Belforte: 542 metri d’altitudine. Non abbiamo trovato dati attualizzati sui residenti; ma quarant’anni fa erano ben 110. Un dato che fa nostalgia. 

È un posto magico. Brullo, selvaggio e affascinante. Parole forti. Eppure avete mai provato ad ammirare quella montagna ofiolitica incombente che si tinge di blu nelle notti limpide di luna piena? Il Groppo scabro e aspro sembra la location d’un film di preistoria tra dolmen, danze intorno a falò e cerchi magici; il set d’un vecchio western che nessuno farà più; il palco naturale d’un concerto rock notturno con luci abbaglianti che nessuno organizzerà mai per i costi troppo alti d’un palcoscenico lontano dalle grandi vie di comunicazione e del richiamo turistico di massa.

Però c’è. Prezioso nella sua orrida bellezza. E quei pochi privilegiati che lo conoscono non possono non subirne il fascino, apprezzandolo anche in modo inconsapevole. Come una montagna della luna.

Un angolo di mondo raro. Con petrose croci celtiche che ancora si accompagnano alle finiture e ai decori di ciò che resta d’antico del suo romantico cimitero. Un posto dove ho radici e dove vorrei che riposassero le mie ossa. E poiché, pare, dovrebbe essere un periodo lungo per tutti, mi sono scelto questo posto bello e soleggiato. Un luogo dove da bambino ammiravo visi rubizzi e schietti, facce baffute e mani gentili nel regalare una carezza a un bimbo che li guardava con occhi curiosi. Facce buone che, crescendo, sono diventate mie amiche. Di quelle facce che non ne fanno più così. Facce che ormai non sono più tra noi, ma che spero un giorno –se tutto va come deve andare- riabbraccerò, quando avrò finito i miei giorni qui.

Attorniato dal verde brillante di prati e boschi, il solito Groppo ha da sempre rifornito di belle rocce da costruzione, tra cui la pietra diabasica dai riflessi argentei. Ma Gorro non offre solo questo. <<L’issopo, piantina assai rara e virtuosa per le sue virtù terapeutiche nella cura delle malattie dello stomaco, dei polmoni e dei bronchi, cresce sull’arido monte che separa Lozzola da Belforte dalla parte di Gorro, in terreni sassosi e soleggiati>>, descrive Enrico Dall’Olio. <<Anche una fresca e salutare sorgente di acqua detta ‘Lago’ s’incontra sulla destra percorrendo la strada che, attraverso boschi e cespugli, raggiunge Belforte>>.

Gorro fu un feudo dei Sanvitale dal 1312 al 1733. Interessanti le citazioni di Dall’Olio nella sua ricerca delle tracce di questo passato. Alcune case hanno porte e finestre istoriate <<e tra esse una finestrella in Casa Veneroni (località Gorro Costa) così siglata: ZZ M 1706 S.S. La sigla è sovrastata dal monogramma di Cristo. Similmente in casa Giuseppe Bianchinotti una finestra in arenaria oltre al monogramma indicante l’anno 1640, mostra alcune cifre indecifrabili e un bel davanzale a sguscio; nella colombaia si apre una stretta feritoia già arnese di difesa rimasta immutata nel tempo. All’interno di Casa Armani, sempre alla Costa, un architrave interno è variamente ricamato con croce al centro e datato 1640. A Cappellazzi resta la struttura dell’antico Oratorio oggi in disuso. Nella parte più alta del paese, a Case Barca, gli archivolti delle porte a centro ribassato riportano al XVII-XVIII secolo>>.

Da menzionare c’è poi l’ex-monastero risalente al Millecinquecento, divenuto dimora del famoso compositore fu Giorgio Gaslini. Da ultimo, non certo per bellezza o importanza, la chiesa di San Terenziano martire, edificio di rara proporzione stilistica, oggetto di un recente restauro conservativo. Talmente caratteristica e armoniosa da venire proiettata tra le diapositive in bianco e nero che la RAI mandava in onda nei primi anni delle sue trasmissioni, quando tra un programma e l’altro c’era l’intervallo, con i più begli scorci d’Italia e la ben nota musica d’arpa in sottofondo. Già cappella della Pieve di Berceto nel 1299, assurse al rango di parrocchia nel 1564. In origine l’edificio non aveva la struttura attuale che prese forma solo nel 1913. Il campanile risale al 1876 e tutto l’edifico è costruito in <<pietra durissima multicolore con facciata in stile romanico. È conservata in essa una pregevole Croce astile di bronzo a braccia tribolate. Agli estremi delle braccia del crocifisso vi sono i simboli degli Evangelisti: opera d’impronta Romanica della fine del XVI secolo>>

Il paese vanta anche una piccola stranezza: non ci sono tracce sulla semantica d’origine del nome, magorro in spagnolo sta a significare ‘berretto’ o ‘copricapo’. Su internet trovate perfino uno scaldacollo battezzato con il nome di Gorro, alla non modica cifra di 45 euro: potenza del nome o pretese ingiustificate di marketing? Come vorrei che la risposta buona fosse la prima...

Mauro Martini Raccasi